ISLAMOFOBIA. 18 ANNI PER POTER SCEGLIERE DI ESSERE SE STESSI.
- lo spazio scomodo
- 9 apr 2021
- Tempo di lettura: 2 min
La xenofobia non può essere determinata con un solo termine ombrello, bisogna conoscere ogni sua sfumatura, ogni suo maledetto colore.
di Davide Tumini

Francia, 2021, in Senato passa una proposta di legge che, se approvata dalla Assemblea Nazionale, negherebbe la possibilità di indossare segni religiosi in pubblico ai minori di 18 anni. Sembra essere presente, addirittura, una frase alquanto ignorante e mediocre che dice “è vietato indossare qualsiasi abbigliamento o vestiario che indicherebbe una presunta inferiorità della donna rispetto all’uomo”, parlando dell’Hijab, (più semplicemente il velo) un simbolo della religione musulmana. A primo impatto potremmo pensare “cavolo, hanno voluto abolire una pratica misogina e arcaica”, peccato che questa scelta si è rivelata un enorme errore xenofobo, che non può essere scusato, perché è l’evoluzione di odio covato da anni verso una comunità. D’altronde non c’è da sorprendersi che questo sia accaduto in una delle famose nazioni “sviluppate” occidentali, (come se due disegni di legge possano realmente abbattere l’ignoranza e l’odio che giacciono nelle più tenebrose acque) che come sempre pensa di poter comandare sulle culture e le usanze di una determinata realtà.

Ma facciamo prima chiarezza su questo Hijab, partendo subito col dire che il velo non è un obbligo è una scelta, qualsiasi donna musulmana ha la scelta di metterlo o meno, nessuno può obbligarla né la famiglia né il marito o chi che sia. Il velo è visto come un segno di purezza e di bellezza, un dirittoessenziale. Nei paesi estremisti esiste il niqab (che sarebbe quello che lascia scoperto, in alcuni casi solo gli occhi),il Hijab viene visto più come un simbolo, qualcosa che ti identifica e che ti rende fiera della tua religione. Impedire ad una donna musulmana di indossare il SUO velo la potrebbe far sentire sottomessa e controllata perché ella può sentirsi spoglia, priva di qualcosa che la rappresenta e a cui tiene.
“Ma io sono italiano, cosa me ne importa di quello che fanno i francesi a casa loro!”. Qui ci sarebbe tanto da dire, partendo col fatto che la Francia è uno dei paesi più influenti nel panorama europeo, non si può mai escludere un passo verso la nuova moda da parte dell’Italia. “Si ma io non credo che in Italia si possa arrivare a scelte del genere, in più non sento parlare di questo fenomeno!”, non ne senti parlare o non vuoi sentirne parlare? Bene, in Italia l’Islamofobia è cresciuta del +4,5 % negli ultimi anni (secondo lo studio condotto da Vox Diritti del 2019. Lo scrive su Facebook l’Unione delle Comunità Islamiche in Italia, guidata da Yassine Lafram, in occasione della Giornata Europea contro l’Islamofobia). Prima di fare i Ponzio Pilato, cerchiamo di capire il contesto in cui ci troviamo, anche perché il motto “a casa sua ognuno fa ciò che vuole” quando si tratta di diritti non può essere applicato.
Ringrazio la mia cara compagna di classe Belkisa che mi ha insegnato molto sulla sua splendida cultura. Ricordate amici, approfittate sempre della varietà che il mondo ci offre ed arricchitevi!
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