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Tutti Fenomeni. Spaventosamente innovativo.

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    lo spazio scomodo
  • 12 feb 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Dante, nella Divina commedia, ci definiva la vita come un soffio tra la nascita e la morte, ma c’è chi, invece della nascita, considera l’amore e la morte come i fili conduttori della vita dell’uomo. Stuzzicante il pensiero del cantautore Tutti Fenomeni,no?!


di Davide Tumini



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Tutti Fenomeni, nome d'arte di Giorgio Quarzo Guarascio, è un giovane cantautore rap del nuovo e innovativo panorama musicale italiano. Prodotto da Nicolò Contessa, il cantante romano sta pian piano prendendo il suo posto nell’immenso spettro musicale della penisola.



Il suo primo album, prodotto in una piccola stanza del palazzo di Sony, è geniale! Prende il nome di “Merce Funebre”: macabro ed esilarante. All’interno di esso si può trovare l’animo poetico e critico di Giorgio, si può trovare il suo pane quotidiano. Se lo si ascolta con un orecchio attento si riuscirà a captare una forte critica verso la società odierna basata su ideali forse irrealizzabili. Un disco polemico, ironico, irriverente. L’album non presenta alcuna feat. : scelta da narcisista?

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No, in un’ intervista per Billboard Italia Tutti Fenomeni ci fa capire come egli sia aperto alle collaborazioni, ma questo, signori miei, era il suo progetto.

“Sto ancora aspettando qualcuno che si espone” è la frase della canzone forse più celebre del disco (Qualcuno che si esplode). Non abbiamo una precisa interpretazione di questa espressione, ma se ci caliamo nelle vibes che il disco può mandarci, possiamo capire la critica all’assetto sociale che ci circonda. Tutte macchine programmate dallo stesso ingegnere, tutti persuasi da un canto di sirena intonato a regola d’arte. Nessuno si ribella a questa gabbia, ma aspettate, e se Giorgio lo avesse fatto proprio con i suoi versi? Questa è una domanda a cui non possiamo rispondere, ma su cui possiamo fantasticare, sappiamo solo che oltre alla critica, con questa frase Tutti Fenomeni lancia una sfida ai suoi Millennials, la sua generazione, che sono stati un po' troppo in silenzio.


«C’è un campo minato semantico che va via via sfoltendosi e alla fine si arriva sempre a individuare delle parole che ricorrono. Io non sono un veggente. Le canzoni le scrivo tutte in momenti diverse, in momenti separati. Poi le riascolti tutte insieme e trovi dei fili conduttori che però non sono voluti. È vero che dico la parola “morte” in tutte le canzoni, ma niente è fatto a tavolino. Sono istintivo, non sono un calcolatore». La morte: perché aver paura di parlarne, d'altronde è uno step della nostra esistenza a cui Tutti Fenomeni non dà molto peso, lui deve usare la sua vita per fare la differenza in questo noioso mondo musicale, che ultimamente sta vedendo l’aggiunta di molto pepe.



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L’ultimo pezzo lanciato è “Parlami di Dio”: una mina stratosferica! Il testo, un geniale miscuglio di parole, si lega a meraviglia con il beat pop ma al tempo stesso innovativo, creando un insieme divino di sensazioni (lo so, ti vedo già con gli auricolari a ballare senza fiato su questo pezzone).

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